Perché leggiamo poesia? Ecco un brano di un intervento pubblicato da una rivista on line, siglato V.V.
“Mi sono chiesta perché, nel momento dello smarrimento, ci rivolgiamo – mi rivolgo – alla poesia. Potrebbe sembrare un linguaggio privo di esperienza, perduto, inessenziale. Al contrario: la poesia parla come parla la carne quando soffre, o il cuore quando batte accelerato. Le sue parole sono ossa, che dolgono o che si distendono, il suo respiro è la notte estiva o il vento decembrino. Poesia, scendi in me, come quiete o come domanda, ma che il tuo amore non mi lasci. Mai”.
Una piccola parola traboccante
Che qualcuno, udendola, aveva investito
Di Ardore o di Lacrime,
Benché Generazioni passino,
Tradizioni maturino e decadano,
Come eloquente appare -
Se l’esigua lunghezza della vita
Sottolineasse la sua dolcezza,
Gli uomini che ogni giorno vivono
Sarebbero così immersi nella gioia
Che s’incepperebbero gli ingranaggi
Di quella roteante ragione
La cui esoterica cinghia
Protegge il nostro equilibrio
Mio Creatore – lascia ch’io sia
Innamorata totalmente di te -
Che più mi avvicini
Più ne senta il bisogno -
Il volto di lei era in un letto di capelli,
Come fiori in un’aiuola -
La mano era più bianca del sego
Che nutre il sacro lume.
La lingua più tenera della melodia
Che vibra nelle foglie -
Chi ascolta può essere incredulo,
Chi ne è testimone, crede.
Legami – potrò ancora cantare -
Scacciami – il mio mandolino
Risuonerà sincero, dentro -
Uccidimi – e la mia Anima salirà
Inneggiando in Paradiso -
Ancora tua -
Le poesie sono di Emily Dickinson.
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