sabato 31 marzo 2012

Vittoria Aganoor Pompilj LA VECCHIA ANIMA SOGNA

Vittoria Aganoor Pompilj, nata a Padova da un’antica famiglia di origine armena, la poetessa più conosciuta ed apprezzata dell’ottocento italiano, allieva di Maffei e Giacomo Zanella, seppe coniugare l’eredità romantica alle nuove esperienze liriche contemporanee. Restano di lei varie opere poetiche, tra cui – pubblicato nel 1900 – la raccolta “Leggenda eterna”, che verrà definita da Benedetto Croce “il più bel canzoniere d’amore scritto da una donna”. e una cospicua corrispondenza con uomini di cultura del suo tempo, da Enrico Nencioni, a Domenico Gnoli, Arturo Checchi, De Gubernatis e molti altri. Si sposò con Guido Pompilj, deputato del primo Collegio di Perugia, sottosegretario di Stato al Ministero delle finanze e al Ministero degli esteri, per due volteeletto delegato del Governo italiano al Congresso internazionale per la pace de L’Aia. La figura di Guido Pompilj, è, inoltre, indissolubilmente legata al salvataggio del Lago Trasimeno dalle ipotesi di prosciugamento, attraverso la costituzione del Consorzio di bonifica del Trasimeno da lui presieduto. Vittoria morì nel 1910. a 55 anni: il dolore provocato dalla sua scomparsa portò il marito a togliersi la vita; egli si sparò poche ore dopo.

LA VECCHIA ANIMA SOGNA
La vecchia anima sogna... Oh vieni! andremo
come allor, di silenzio e d'ombre in traccia,
stretti per man, nella tranquilla sera
d'aprile, senza proferir parola.
La mia pallida faccia
chiuderò intorno come una spagnola
nella mantiglia nera,
né tu vedrai le rughe del mio volto
già sfiorito, né i miei grigi capelli.
E torneran giovanilmente belli
questi occhi, nelle miti ombre dell'ora […]
Oh nella notte andar di primavera
tra le fragranze delle prime rose
e la solfa pacifica dei grilli.
Andar muti così stretti per mano,
nel sonno delle cose
e il vivo fiotto dell'amor lontano,
come onda che zampilli
fresca improvvisa fuor da un'arsa rupe,
erompere dal nostro arido cuore![…]
Viene il vento recandomi un sottile
odor di selva; annotta, e sui tranquilli
campi l'ombre si stendono. Una nota
limpida sale, si ripete, erompe
In improvvisi strilli,
in una frenesia di gioia, ignota
a noi, fatti di fango e di menzogna.
La notte ascolta e beve da quel canto
l'estasi. La mia vecchia anima sogna.

Vittoria Aganoor Pompilj

Daniele Grassi - La Commedia

Ha scritto di lui Sossio Giametta: “possiede una cultura, uno stile e un ideale in tutto e per tutto classici … una lingua moderna, viva e classica insieme. Per me una lingua dantesca”. Parliamo di Daniele Grassi, “poeta europeo di lingua italiana”, autore di poesie molto belle, carnali, erotiche: un erotismo inteso come la forza che muove il mondo.


 Nel padiglione aperto in letto enorme
dorme o sobbalza tutta la famiglia
che all’alba cotto il riso porta al tempio
domestico con fiori, frutti e incenso.
Quale una santa nella sua cappella
sotto una zanzariera a baldacchino
rapita qui staresti e persi i sensi


Si tratta di una lingua alta e piana, e la costruzione del verso riecheggia un’ariosità, abbondante e colma di spazio, davvero classica.

LA COMMEDIA
Nell’afa del desiderio
sottaciuta in questa e quella
la flabella la memoria
come fosse lor sorella
pur nella diversa storia.
Ed allora semiserio
non dò peso più di tanto
ai rifiuti od agli assensi ;
lancio l’amo, attendo un’onda
più invadente che i miei sensi
imperiosa illuda e a schianto
si disperda sulla sponda.
MI ABBISOGNA
L’esotico mi turba, mi spaventa
l’estraneo. Non di qui l’estremo viaggio
può cominciare. Consolato sguardo
dentro nota cornice mi abbisogna.

Daniele Grassi

sabato 17 marzo 2012

Elio Pagliarani -la Ragazza Carla

Non era un poeta laureato, per dirla con Montale. Elio Pagliarani, morto pochi giorni fa, era uno sperimentatore curioso delle nuove forme di espressione e della realtà della vita, del lavoro, dell’amore. Vicino alla Neoavanguardia, compreso nell’antologia dei Novissimi, collaboratore del Gruppo 63, Pagliarani cantava l’«epica quotidiana », il coraggio necessario a vivere tutti i giorni, quello che cerca la “ragazza Carla”, dal titolo di una delle sue opere più famose; come egli stesso scrisse nell’epigrafe al poemetto, «un amico psichiatra mi riferisce di una giovane donna impiegata tanto poco allenata alle domeniche cittadine che, spesso, il sabato, si prende un sonnifero, opportunamente dosato, che la faccia dormire fino al lunedì”. Ebbe rapporti con Fortini, Solmi, Barthes, Pasolini: il tutto, in un “lucido smagato rapporto col presente».



Di là dal ponte della ferrovia
una traversa di viale Ripamonti

c'è la casa di Carla, di sua madre, e di Angelo e Nerina.
Il ponte sta lì buono e sotto passano
treni carri vagoni frenatori e mandrie dei macelli
e sopra passa il tram, la filovia di fianco,
la gente che cammina
i camion della frutta di Romagna.
..............Chi c'è nato vicino a questi posti
..............non gli passa neppure per la mente
..............come è utile averci un'abitudine
.......................Le abitudini si fanno con la pelle
.......................così tutti ce l'hanno se hanno pelle
Ma c'è il momento che l'abitudine non tiene
chissà che cosa insiste nel circuito
.............................................o fa contatto
...........................................................o prende la tangente
allora la burrasca
................................periferica, di terra,
il ponte se lo copre e spazza e qualcheduno
può cascar sotto
e i film che Carla non li può soffrire
un film di Jean Gabin può dire il vero
è forse il fischio e nebbia o il disperato
stridere di ferrame o il tuo cuore sorpreso, spaventato
il cuore impreparato, per esempio, a due mani
che piombano sul petto
............................Solo pudore non è che la fa andare
............................fuggitiva nei boschi di cemento
............................o il contagio spinoso della mano […].
Elio Pagliarani

sabato 10 marzo 2012

PREGHIERA ALLA POESIA . Antonia Pozzi

Nata nel 1912, la sua vita ebbe termine nel 1938. Antonia Pozzi studiò estetica, si appassionò di fotografia, fu traduttrice eccellente dall’inglese e dal tedesco. Fu poeta, vera, grande, capace di cantare l’essenza della vita. È ammirevole la sua ricerca linguistica: parole nude, pene di realtà, di anima e di corpo. Quest’anno corre il centenario della sua nascita. Contemplazione istantanea Di là dai vetri tre rondini / di qua dai vetri tre mosche sfiondano/ bistrattando a gara / due triangoli di svenevole azzurro. Leggiamo ora un’altra composizione, dedicata alla poesia, “mio profondo rimorso

PREGHIERA ALLA POESIA
Oh, tu bene mi pesi
l’anima, poesia:
tu sai se io manco e mi perdo,
tu che allora ti neghi
e taci.
Poesia, mi confesso con te
che sei la mia voce profonda:
tu lo sai,
tu lo sai che ho tradito,
ho camminato sul prato d’oro
che fu mio cuore,
ho rotto l’erba,
rovinata la terra –
poesia – quella terra
dove tu mi dicesti il più dolce
di tutti i tuoi canti,
dove un mattino per la prima volta
vidi volar nel sereno l’allodola
e con gli occhi cercai di salire –
Poesia, poesia che rimani
il mio profondo rimorso,
oh aiutami tu a ritrovare
il mio alto paese abbandonato –
Poesia che ti doni soltanto
a chi con occhi di pianto
si cerca –
oh rifammi tu degna di te,
poesia che mi guardi.
(Pasturo, 23 agosto 1934)

domenica 4 marzo 2012

LA FAVOLA ANTICA - Gianni Rodari

Al posto dell’antico autore di favole (che si rivolgeva agli animali attribuendo ad essi i vizi e le qualità degli uomini) è oggi il naturalista, intento a scoprire la vita degli animali nella realtà dei loro istinti, dei loro costumi. Il mondo degli animali sa comunicare meraviglie incredibili, al pari dei migliori testi di fantascienza: la ferocia mostruosa di alcuni insetti, l’organizzazione sociale di altri, il modo in cui l’intelligenza di alcuni animali risponde alle sollecitazioni umane, gli enigmi che si celano nell’infinitamente piccolo: tutto è fatto per stupire, per attirare l’attenzione del ricercatore e del lettore. Non è necessario cercare a tutti i costi la novità, la meraviglia negli abissi, nei luoghi più remoti, nel futuro della scienza e della tecnologia. “Ogni palmo di terra è un’Africa”, scriveva tre secoli fa Daniello Bartoli, per dire che lo straordinario, l’inverosimile, l’inatteso li troviamo alla porta di casa, negli aspetti e nelle cose che crediamo più note, più conosciute. In questa brevissima composizione di Gianni Rodari, la cicala e la formica, metafore che il poeta usa per rovesciare la morale del passato, che avverte angusta e limitata, danno il senso di una scelta di vita.

LA FAVOLA ANTICA

Chiedo scusa alla favola antica,
se non mi piace l’avara formica.
Io sto dalla parte della cicala
Che il più bel canto non vende, regala.
Gianni Rodari