Andrea Zanzotto, grande poeta nato a Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, è scomparso a una settimana dal compimento dei suoi novant'anni. Fu poeta di lingua «aspra e chioccia», irta e frusciante, che si muove, in lui poeta novecentesco, tra Dante e Petrarca. Poeta dai grandi temi: amore e morte, coraggio e paura, la vita come una serachiusascura: «Salti saltabecchi friggendo puro-pura / nel vuoto spinto outré / ti fai più in là / intangibile - tutto sommato - / tutto sommato / tutto / sei più in là / ti vedo nel fondo della mia serachiusascura / decedi verso / nel tuo sprofondi / brilli feroce inconsutile nonnulla / l'esplodente l'eclatante e non si sente /
nulla non si sente / no sei saltata più in là / ricca saltabeccantelà/L’oltraggio».
L’identità e la soggettività del poeta, e un’altra grande domanda della grande poesia: chi sono, io?
“[…] da tutto questo che non fu
primavera non luglio non autunno
ma solo egro spiraglio
ma solo psiche,
da tutto questo che non è nulla
ed è tutto ciò ch'io sono …].
Giuliano Scabia, poeta, drammaturgo, romanziere, ha dedicato questo
omaggio al poeta:
“Non è vero che Andrea (Zanzotto) è morto.
Lo so di sicuro.
Mi ha strizzato l’occhio alcuni mesi fa, a casa sua –
e ci siamo messi d’accordo
(nell’occhio – che di là passa tutto)
e anche Uttino (il gatto) ha strizzato l’occhio – prima ad Andrea, poi a me.
Per questo so che Andrea (col gatto – come Petrarca)
è scappato dalla porta di dietro
e si è nascosto fra le erbe – a Ligonàs – nell’umido –
e là passeggia e coltiva visioni e paesaggi –
e se la ride.
Perché in 90 anni non ha imparato niente.
È sicuro che è là:
e so che ci sono anche Goffredo (Parise),
Mario (Rigoni-Stern), Gigi (Meneghello)
e probabilmente Comisso.
Sono là a Ligonàs ma hanno progetti di giro vagare:
a volte su in Altopiano – a casa Rigoni:
a volte a Malo – e anche a Urmalo – lungo il Leogra:
a volte a Salgareda – nella casetta di Parise:
a volte a Zero Branco – da Comisso mato.
A fare cosa?
A dirsi le novità, e qualche requiem, qualche libera nos – e anche stupidade.
E il gatto dietro.
Insomma vagano le terre di casa – e le pesteggiano.
Giorno e notte.
Non muoiono mica, gente così.
Lo so.
Prima di partire strizzano l’occhio.
Vero, Andrea Zanzotto?”.