Un goal durante una partita dicalcio. Il poeta – Umberto Saba - celebra uno dei pochi momenti di gioia pura, dice, che sia dato vedere sotto il sole. Gli uomini sono rosi e consumati ogni giorno dall’odio, dalle passioni; eppure, ritornano qualche volta fanciulli, capaci di queste lacrime, di questa ebbrezza. Tutto il componimento è immerso in un’atmosfera libera, aperta, e la resa stilistica, pur con il linguaggio piano che è proprio di Saba,
pare assumere un tono di epica quotidiana. Saba scrisse “Cinque poesie sul gioco del calcio”, e così diceva,
di questo sport: “E’ (il gioco) più popolare che ci sia oggi, ed è quello in cui si esprimono con più appassionata evidenza le passioni elementari della folla. L’atmosfera che si forma intorno a quegli undici fratelli che difendono la madre è il più delle volte così accesa da lasciare incancellabili impronte in chi ci è vissuto dentro. E questo per non parlare della bellezza visiva dello spettacolo, dei gesti necessari dei giocatori durante lo svolgimento della gara. Che dire poi di quello che succede tra il pubblico e i giocatori quando una squadra paesana riesce a segnare un goal contro una squadra superiore (la cui superiorità molte volte è dovuta a denaro) e rinnova, sotto gli occhi dei concittadini, lucenti alle lacrime, il miracolo di Davide che vince il gigante Golia?”
ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non veder l'amara luce.
Il compagno in ginocchio che l'induce,
con parole e con mano, a rilevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.
La folla - unita ebbrezza - par trabocchi
nel campo. Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l'odio consuma e l'amore,
è dato, sotto il cielo, di vedere.
Presso la rete inviolata il portiere
- l'altro - è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasto sola.
La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano.
Della festa - egli dice - anch'io son parte.
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