domenica 29 gennaio 2012

QUASI UNA MORALITÀ - Umberto Saba

Il ventesimo secolo ci ha lasciato un'eredità poetica straordinaria quanto ingestibile […] il punto fermo […] è stato che l'attività poetica si configurava come un progetto totale, una rifondazione del mondo […]”. Lo ha scritto Alessandro Carrera. Se questo è vero per molta produzione poetica, non lo è, o lo è in modo molto parziale, per quella di Umberto Saba. Lo sguardo del poeta triestino abbraccia il mondo, ma la cifra del verseggiare è sommessa, il tono piano, le parole quotidiane, ma forti e ricche per il sapiente lavoro di posizionamento nella frase e nel componimento. Nella poesia che presentiamo, i passeri, che vanno e vengono al davanzale della finestra della stanza del poeta, non lo temono più, non fuggono più. Beccano i semi, e il poeta, nei loro occhietti neri, pare scorgere gratitudine. Egli riflette a voce alta: non fa proclami, non presenta visioni del mondo, ma, facendo appello alla verità della propria esperienza, afferma la presenza della Grazia e il bisogno, la necessità, vitale, diremmo, dell’amicizia.


QUASI UNA MORALITÀ
Più non mi temono i passeri. Vanno
vengono alla finestra indifferenti
al mio tranquillo muovermi nella stanza.
Trovano il miglio e la scagliuola: dono
spanto da un prodigo affine, accresciuto
dalla mia mano. Ed io li guardo muto
(per tema non si pentano) e mi pare
(vero o illusione non importa) leggere
nei neri occhietti, se coi miei s'incontrano,
quasi una gratitudine.
Fanciullo
od altro sii tu che mi ascolti, in pena
viva o in letizia (e più se in pena) apprendi
da chi ha molto sofferto, molto errato,
che ancora esiste la Grazia, e che il mondo
- TUTTO IL MONDO - ha bisogno d'amicizia"
Umberto Saba

sabato 21 gennaio 2012

LASCIA SIA IL VENTO - ALL'IPOTETICO LETTORE - Margherita Guidacci

Margherita Guidacci, fiorentina, poeta originale, traduttrice di John Donne e Emily Dickinson, pur scrivendo in una temperie culturale segnata in profondità dall’ermetismo, elabora una lingua poetica volta all’introspezione ma dotata di grande creatività. Lo scorrere piano dei suoi versi mette in forte risalto la sua felice vena, contraddistinta da parole debitrici della natura e del paesaggio, a cui era molto legata: il nido, le foglie, il vento. “Mi sono abituata a considerare l’atto poetico come una cosa naturalissima o impossibile, senza vie di mezzo”.


ALL'IPOTETICO LETTORE
Ho messo la mia anima fra le tue mani.
Curvale a nido. Essa non vuole altro
che riposare in te.
Ma schiudile se un giorno
la sentirai fuggire. Fa' che siano
allora come foglie e come vento,
assecondando il suo volo.
E sappi che l'affetto nell'addio
non è minore che nell'incontro. Rimane
uguale e sarà eterno. Ma diverse
sono talvolta le vie da percorrere
in obbedienza al destino.


La parola poetica si confronta con il silenzio. Anche il silenzio dell’immagine, poiché; nell’incontro d’amore, basta solo un raggio di luce. Il vento, due specchi, la luce. È un’immagine folgorante, un quadro potente e colmo di dolcezza.



LASCIA SIA IL VENTO
Lascia sia il vento a completar le parole
che la tua voce non sa articolare.
Non ci occorrono più le parole.
Siamo entrambi il medesimo silenzio.
Come due specchi, svuotati d' ogni immagine,
che l'uno all'altro rendono
un semplice raggio. E ci basta.

sabato 14 gennaio 2012

Il primo amore. Juan Andrés García Román

Oggi vogliamo parlare di un giovane poeta spagnolo, Juan Andrés García Román, nato nel 1979. Si dedica allo studio ed alla traduzione di letteratura tedesca (Rilke, Hölderlin) ed ha pubblicato diverse raccolte poetiche, tra cui “El fosforo astillado”, tradotto come “Quaderno del suggeritore”. Un’opera caratterizzata da una lingua ricca ed evocativa, costruita attraverso un contrappunto di voci. Suddivisa in atti, la lingua poetica è alta, ma si nutre anche di citazioni di film, di autori latini, magari shakespeariane, o dei fumentti di Schulz. Alcune immagini sono bellissime: “Piovve solo più tardi. All’inizio le nuvole non portarono la pioggia, ma soltanto le forme curve” In un contrappunto di voci si fa strada, a fondo pagina, il “suggeritore”: che evoca, amplia l’orizzonte del discorso, devia o instrada. “Non capisco quello che dici né perché lo dici. E poi, promettesti di sognare una poesia”. È il libro di un amore. È un dialogo d’amore, con la sua meraviglia e anche le sue goffaggini.


“Il primo amore.
Come se tu fossi nevicata
su tutte le cose:
questa era la mia ossessione.
Come se fosse nevicato, ma di pellle tua:
automobili, alberi, marciapiedi,
uccelli coperti di pelle tua come neve.
Un mondo fatto di te, della tua anima,
della tua pelle umana […]
Il primo amore fu morderti
il lobo dell’orecchio
Coi miei denti di latte,
abbracciarti con le mie braccia di latte,
dirti all’orecchio «sempre»
con la mia morale cattolica di latte”.
Juan Andrés García Román

venerdì 6 gennaio 2012

PASSERÒ PER PIAZZA DI SPAGNA - Cesare Pavese

Una delle definizioni più profonde e più belle della poesia la dà Alcmane, autore greco della seconda metà del secolo VII a.C. Egli ci dice di aver scritto versi”imitando con parole/ quello che aveva inteso/ dal canto delle pernici”. Nella voce della natura il poeta poteva trovare consonanze, echi e richiami alla purezza delle sensazioni a cui voleva dare espressione, con parola non tradita, con espressione pulita. Facciamo un salto di molti secoli ed arriviamo ad un autore molto solo, molto tormentato, infelice fino al tragico epilogo della propria vita: Cesare Pavese. Ma anche Pavese, talvolta, apre l’animo alla bellezza che lo circonda e ci dà parole leggere e profonde, dal ritmo semplice, ma dolcemente e quietamente sensuale. Abbiamo scelto, per l’anno nuovo che si apre, uno di questi componimenti.


PASSERÒ PER PIAZZA DI SPAGNA
Sarà un cielo chiaro.
S'apriranno le strade
sul colle di pini e di pietra.
Il tumulto delle strade
non muterà quell'aria ferma.
I fiori spruzzati
di colori alle fontane
occhieggeranno come donne
divertite. Le scale
le terrazze le rondini
canteranno nel sole.
S'aprirà quella strada,
le pietre canteranno,
il cuore batterà sussultando
come l'acqua nelle fontane -
sarà questa la voce
che salirà le tue scale.
Le finestre sapranno
l'odore della pietra e dell'aria
mattutina. S'aprirà una porta.
Il tumulto delle strade
sarà il tumulto del cuore
nella luce smarrita.
Sarai tu - ferma e chiara.