Una delle definizioni più profonde e più belle della poesia la dà Alcmane, autore greco della seconda metà del secolo VII a.C. Egli ci dice di aver scritto versi”imitando con parole/ quello che aveva inteso/ dal canto delle pernici”. Nella voce della natura il poeta poteva trovare consonanze, echi e richiami alla purezza delle sensazioni a cui voleva dare espressione, con parola non tradita, con espressione pulita. Facciamo un salto di molti secoli ed arriviamo ad un autore molto solo, molto tormentato, infelice fino al tragico epilogo della propria vita: Cesare Pavese. Ma anche Pavese, talvolta, apre l’animo alla bellezza che lo circonda e ci dà parole leggere e profonde, dal ritmo semplice, ma dolcemente e quietamente sensuale. Abbiamo scelto, per l’anno nuovo che si apre, uno di questi componimenti.
PASSERÒ PER PIAZZA DI SPAGNA
Sarà un cielo chiaro.
S'apriranno le strade
sul colle di pini e di pietra.
Il tumulto delle strade
non muterà quell'aria ferma.
I fiori spruzzati
di colori alle fontane
occhieggeranno come donne
divertite. Le scale
le terrazze le rondini
canteranno nel sole.
S'aprirà quella strada,
le pietre canteranno,
il cuore batterà sussultando
come l'acqua nelle fontane -
sarà questa la voce
che salirà le tue scale.
Le finestre sapranno
l'odore della pietra e dell'aria
mattutina. S'aprirà una porta.
Il tumulto delle strade
sarà il tumulto del cuore
nella luce smarrita.
Sarai tu - ferma e chiara.
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