sabato 28 aprile 2012

Ingeborg Bachmann


Due grandi poeti, una storia d’amore. Infelice, e poco conosciuta
fino a che, pochi anni fa, non si è pubblicato il loro carteggio.
Sono Ingeborg Bachmann, austriaca, e Paul Celan, nativo
della Bucovina. Quest’ultimo, di genitori ebrei, li perse in un campo
di sterminio in Ucraina; mai riconciliato, mai domo, suicida
nelle acque della Senna nel 1970, ci ha lasciato una delle poesie
più drammatiche sulla persecuzione antiebraica e la Shoah: “Fuga
di morte”.
Nero latte dell’alba lo beviamo la sera
lo beviamo a mezzogiorno e al mattino lo beviamo la notte
beviamo e beviamo
scaviamo una tomba nell’aria là non si giace stretti
Nella casa abita un uomo che gioca con i serpenti che scrive
che scrive all’imbrunire in Germania i tuoi capelli d’oro Margarete
lo scrive ed esce dinanzi a casa e brillano le stelle
e fischia ai suoi mastini
fischia ai suoi ebrei fa scavare una tomba nella terra
ci comanda ora suonate alla danza […].
Scriveva a Bachmann, nel 1957: “Quando ti ho incontrato, eri
per me l’una e l’altra cosa: il Senso e lo Spirito. Essi non si separano
mai, Ingeborg .. Sei e resti la giustificazione del mio Dire ..
Ma solo questo, il Parlare, non è assolutamente nulla, io volevo
anche essere muto con te”. E, ancora, una dedica: “Per Ingeborg,/
una piccola brocca d’azzurro”.


“Il tuo cappello si alza leggero, saluta,
si agita nel vento,
il tuo capo scoperto fa innamorare le nuvole,
il tuo cuore ha da fare altrove,
la tua bocca si arricchisce di nuovi idiomi,
l’erba tremolina riempie i campi,
l’estate accende e spegne il tarassaco,
e tu, accecata dai fiocchi, sollevi il viso,
ridi e piangi e ti distruggi,
cosa può succederti di più –
Spiegami, Amore!”
Ingeborg Bachmann

Questo componimento è di Ingeborg Bachmann. Anche lei avrà una fine terribile: morirà per un incendio avvenuto durante un suo soggiorno romano, nel 1973. È la capacità mantica della poesia: in “Acqua e fuoco”, lirica di Celan del 1951, si ritrovano gli elementi per i quali ambedue troveranno la morte.


sabato 21 aprile 2012

“…benché volasse verso il sole al tramonto …”

“…benché volasse verso il sole al tramonto …”

Un tragico incidente di caccia, che il poeta (Edgar Lee Masters, statunitense, autore dela celebre “Antologia di Spoon River”) immagina narrato dopo la morte dello stesso protagonista. La quaglia cade uccisa sotto il piombo del cacciatore; e, quasi che la morte chiedesse in cambio la morte, sull’uomo sembra calare la vendetta del destino. La mano che cerca l’uccello caduto a terra è punita violentemente da un serpente a sonagli. La vita dell’uomo si spezza all’improvviso, così com’era stata spezzata la vita della quaglia che volava nel cielo al tramonto.
Colpii l’ala dell’uccello,
appena echeggiò lo sparo, si levò
sempre più alto tra sprazzi di luce dorata,
finché si rovesciò a capofitto, le penne arruffate,
qualche piuma sospesa nell’aria,
e cadde come piombo sull’erba.
Feci qualche passo, scostando i cespugli,
finché vidi uno schizzo di sangue su un tronco
e la quaglia riversa tra le radici fradice.
Allungai la mano, non c’erano rovi,
ma qualcosa la punse e la trafisse e la gelò.
E poi, in un baleno, scorsi il serpente a sonaglile
grandi palpebre sugli occhi gialli,
la testa arcuata, affondata nelle spire,
un viluppo schifoso, color cenere,
o di foglie di quercia sbiadite sotto strati di foglie.
Restai impietrito mentre si ritraeva e srotolava
e cominciava a strisciare sotto il tronco,
poi mi afflosciai sull’erba.
Edgar Lee Masters

domenica 15 aprile 2012

Thomas Stearns Eliot

Thomas Stearns Eliot (1888-1965), poeta nato negli USA, ma fortemente segnato dall’esperienza europea (a Parigi e a Londra) è stato interprete e cantore lucido e potente del XX secolo, esprimendo il "consapevole disorientamento di un'epoca". La sua opera, fino alla conversione all’anglicanesimo, denota un mondo privo di significato, una “terra desolata” in cui non abitano certezze. Un mondo di “uomini vuoti”, “impagliati”, che mormorano “senza senso”. La conversione apre una nuova prospettiva, ma gli echi del secolo rimangono vivi – un secolo di due guerre terribili - , e la speranza è, comunque, attesa ansiosa. Scrive nei "Quattro quartetti": «Passi echeggiano nella memoria | lungo il corridoio che non prendemmo | verso la porta che non aprimmo mai [...]».


Siamo gli uomini vuoti
Siamo gli uomini impagliati
Che appoggiano l'un l'altro
La testa piena di paglia. Ahimè!
Le nostre voci secche, quando noi
Insieme mormoriamo
Sono quiete e senza senso
Come vento nell'erba rinsecchita
O come zampe di topo sopra vetri infranti
Nella nostra arida cantina […]
Figura senza forma, ombra senza colore,
Forza paralizzata, gesto privo di moto;
Coloro che han traghettato
Con occhi diritti, all'altro regno della morte
Ci ricordano - se pure lo fanno - non come anime
Perdute e violente, ma solo
Come gli uomini vuoti
Gli uomini impagliati. […]
Questa è la terra morta
Questa è la terra dei cactus
Qui le immagini di pietra
Sorgono, e qui ricevono
La supplica della mano di un morto
Sotto lo scintillio di una stella che si va spegnendo […]
Gli occhi non sono qui
Qui non vi sono occhi
In questa valle di stelle morenti
In questa valle vuota
Questa mascella spezzata dei nostri regni perduti […]
Non già con uno schianto ma con un lamento.
Thomas Stearns Eliot

sabato 7 aprile 2012

OSTERIA FLEGREA di Alfonso Gatto - Infrapensieri la notte di Mario Luzi

L'ermetismo è una corrente letteraria che si afferma in Italia tra l'inizio degli anni trenta e la fine degli anni quaranta del Novecento. Si annoverano tra gli esponenti Salvatore Quasimodo, Alfonso Gatto, Mario Luzi, Vittorio Sereni, Leonardo Sinisgalli, Sergio Solmi. Oscurità, tensione verso una dimensione cognitiva irraggiungibile, ricerca della parola folgorante, atta a penetrare nel mistero e a cercare una verità assoluta, sono caratteristiche dell’ermetismo: prevalgono vocaboli colti, rari, astratti, privi di articolo per risultare indeterminati e assoluti. Questa poesia è rivolta a un pubblico di iniziati capaci di entrare in sintonia con l'autore e di interpretare il suo messaggio. II poeta ermetico si colloca al di fuori della realtà e della storia. La poesia ermetica concluderà il suo ciclo nel dopoguerra, quando nascerà un nuovo tipo di letteratura, fortemente calata nella realtà.

OSTERIA FLEGREA
Come assidua di nulla al nulla assorta
la luce della polvere! La porta
al verde oscilla, l'improvvisa vampa
del soffio è breve.
Fissa il gufo
l'invidia della vita,
l'Immemore che beve
nella pergola azzurra del suo tufo
ed al sereno della morte invita.

INFRAPENSIERI LA NOTTE
Il sonno, il nero fiume -
v'immerge la sua tempra
per il fuoco dell'aurora
che lo avvamperà, lo spera,
l'indomani -
Sono oscuri
il turchese ed il carminio
nei vasi e nelle ciotole,
li prende
la notte nel suo grembo,
li accomuna a tutta la materia […].
Mario Luz