Un tragico incidente di caccia, che il poeta (Edgar Lee Masters,
statunitense, autore dela celebre “Antologia di Spoon River”) immagina narrato
dopo la morte dello stesso protagonista. La quaglia cade uccisa sotto il piombo
del cacciatore; e, quasi che la morte chiedesse in cambio la morte, sull’uomo
sembra calare la vendetta del destino. La mano che cerca l’uccello caduto a
terra è punita violentemente da un serpente a sonagli. La vita dell’uomo si
spezza all’improvviso, così com’era stata spezzata la vita della quaglia che
volava nel cielo al tramonto.
Colpii l’ala dell’uccello,
appena echeggiò lo sparo, si levò
sempre più alto tra sprazzi di luce dorata,
finché si rovesciò a capofitto, le penne arruffate,
qualche piuma sospesa nell’aria,
e cadde come piombo sull’erba.
Feci qualche passo, scostando i cespugli,
finché vidi uno schizzo di sangue su un tronco
e la quaglia riversa tra le radici fradice.
Allungai la mano, non c’erano rovi,
ma qualcosa la punse e la trafisse e la gelò.
E poi, in un baleno, scorsi il serpente a sonaglile
grandi palpebre sugli occhi gialli,
la testa arcuata, affondata nelle spire,
un viluppo schifoso, color cenere,
o di foglie di quercia sbiadite sotto strati di foglie.
Restai impietrito mentre si ritraeva e srotolava
e cominciava a strisciare sotto il tronco,
poi mi afflosciai sull’erba.
Edgar Lee Masters
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