Thomas Stearns Eliot (1888-1965), poeta nato negli USA, ma fortemente segnato dall’esperienza europea (a Parigi e a Londra) è stato interprete e cantore lucido e potente del XX secolo, esprimendo il "consapevole disorientamento di un'epoca". La sua opera, fino alla conversione all’anglicanesimo, denota un mondo privo di significato, una “terra desolata” in cui non abitano certezze. Un mondo di “uomini vuoti”, “impagliati”, che mormorano “senza senso”. La conversione apre una nuova prospettiva, ma gli echi del secolo rimangono vivi – un secolo di due guerre terribili - , e la speranza è, comunque, attesa ansiosa. Scrive nei "Quattro quartetti": «Passi echeggiano nella memoria | lungo il corridoio che non prendemmo | verso la porta che non aprimmo mai [...]».
Siamo gli uomini vuoti
Siamo gli uomini impagliati
Che appoggiano l'un l'altro
La testa piena di paglia. Ahimè!
Le nostre voci secche, quando noi
Insieme mormoriamo
Sono quiete e senza senso
Come vento nell'erba rinsecchita
O come zampe di topo sopra vetri infranti
Nella nostra arida cantina […]
Figura senza forma, ombra senza colore,
Forza paralizzata, gesto privo di moto;
Coloro che han traghettato
Con occhi diritti, all'altro regno della morte
Ci ricordano - se pure lo fanno - non come anime
Perdute e violente, ma solo
Come gli uomini vuoti
Gli uomini impagliati. […]
Questa è la terra morta
Questa è la terra dei cactus
Qui le immagini di pietra
Sorgono, e qui ricevono
La supplica della mano di un morto
Sotto lo scintillio di una stella che si va spegnendo […]
Gli occhi non sono qui
Qui non vi sono occhi
In questa valle di stelle morenti
In questa valle vuota
Questa mascella spezzata dei nostri regni perduti […]
Non già con uno schianto ma con un lamento.
Thomas Stearns Eliot
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