Oggi parliamo di un autore per molti versi straordinario, Luis J. Rodriguez. Nato a El Paso, Texas, nel 1954, figlio di immigrati messicani, trascorre un’adolescenza burrascosa, ma, proprio in quel periodo, inizia a scrivere versi, di grande forza e vigore. La sua opera è stata più volte premiata. La poesia che vi proponiamo si intitola "My Name's Not Rodriguez" (Il mio nome non è Rodriguez), la traduzione è di Raffaella Marzano.
IL MIO NOME NON È RODRIGUEZ
Il mio nome non è Rodriguez.
È un sospiro di piedi che si arrampicano,
l'affanno della bramosia dell’ oro,
la religione del mercante di schiavi
aggrappata con mani storpie alla coda dell’invidia.
Il mio nome non è Rodriguez.
È il pianto silenzioso di una madre indiana,
la saliva di un guerriero sulla punta di una freccia, l’artiglio di un giaguaro,
le forme seducenti di una donna sulla roccia vulcanica.
Il mio vero nome è la cenere della memoria di alberi arsi.
È il bambino di tre anni che vaga nella pianura
e viene ucciso da un Cavalleggero degli US durante
il massacro di Sand Creek.
Sono un urlo di Geronimo nei canyon degli Antenati.
Sono lo scout comanche; lo sciamano Raramuri
con la bandana sporca che corre sotto la pioggia battente.
Mi chiamano Rodriguez e le mie lacrime lasciano fiumi di sale.
Sono Rodriguez e la mia pelle si secca sulle ossa.
Sono Rodriguez e una risata malata mi entra attraverso i pori.
Sono Rodriguez e la follia di mio padre
mi blocca ogni via d’uscita,
calcinando le pareti di ogni casa.
Il mio nome non è Rodriguez; è una fibra nel vento,
è ciò che fu sommerso dagli oceani,
il gracile e sublime dei picchi delle montagne,
ciò che cresce rosso nelle sabbie del deserto.
È la vita che striscia, i respiri acquosi fra i davanzali.
È il tamburo teso e la danza del peyote.
È l’infuso fermentato delle inquietudini.
Non chiamatemi Rodriguez a meno che non vogliate dire
contadino o giardiniere,
a meno che non vogliate dire assassino di verità e becchino di speranze.
A meno che non vogliate dire dimentica e poi muori.
Il mio nome è il ragazzino col cappuccio nero che impugna una 9mm,
in una qualsiasi delle nostre strade.
Sono il monaco del braccio della morte. Il ragazzino di otto anni che vende
gomma da masticare nei bar e negozi di taco.
Sono senza permessi, senza assicurazione, senza regole, e senza perdono.
Sono libero e perciò affamato.
Chiamatemi Rodriguez e sanguinate per la vergogna.
Chiamatemi Rodriguez e dimenticate il vostro nome.
Chiamatemi Rodriguez e vedete se sussurro al vostro orecchio,
con la bocca sporca di vino amaro.
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