Nata nel 1912, la sua vita ebbe termine nel 1938. Antonia Pozzi studiò estetica, si appassionò di fotografia, fu traduttrice eccellente dall’inglese e dal tedesco. Fu poeta, vera, grande, capace di cantare l’essenza della vita. È ammirevole la sua ricerca linguistica: parole nude, pene di realtà, di anima e di corpo. Quest’anno corre il centenario della sua nascita. Contemplazione istantanea Di là dai vetri tre rondini / di qua dai vetri tre mosche sfiondano/ bistrattando a gara / due triangoli di svenevole azzurro. Leggiamo ora un’altra composizione, dedicata alla poesia, “mio profondo rimorso
Oh, tu bene mi pesi
l’anima, poesia:
tu sai se io manco e mi perdo,
tu che allora ti neghi
e taci.
Poesia, mi confesso con te
che sei la mia voce profonda:
tu lo sai,
tu lo sai che ho tradito,
ho camminato sul prato d’oro
che fu mio cuore,
ho rotto l’erba,
rovinata la terra –
poesia – quella terra
dove tu mi dicesti il più dolce
di tutti i tuoi canti,
dove un mattino per la prima volta
vidi volar nel sereno l’allodola
e con gli occhi cercai di salire –
Poesia, poesia che rimani
il mio profondo rimorso,
oh aiutami tu a ritrovare
il mio alto paese abbandonato –
Poesia che ti doni soltanto
a chi con occhi di pianto
si cerca –
oh rifammi tu degna di te,
poesia che mi guardi.
(Pasturo, 23 agosto 1934)
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