venerdì 15 luglio 2011

CHI SEI TU? - Anonimo

“Il mondo ignora la poesia, ma la poesia sopravvive”: lo scriveva Luigi Baldacci, nel 1972. La sua debolezza, ma anche la sua forza, risiedono nel fatto che la poesia richiede un rapporto corpo a corpo con chi legge: pretende attenzione, vuole spazio, parla al desiderio ed alla meditazione. A volte richiede il silenzio, sempre, l’attenzione dei sensi e del cuore. Secondo Valerio Magrelli, “la poesia è un sollevamento pesi per l’occhio”. Un occhio mai statico, quello che legge poesia: un occhio in rapporto con la ragione ed il sentimento. “Intelletto d’amore”, diceva Dante Alighieri, poeta sommo. Giuoco, anche. Con la poesia si può giocare, rotolare le parole, accoppiarle e separarle, sminuzzarle e incolonnarle e incrociarle. Come un mazzo di carte, tirarle su un piano e scompaginarle e poi riunirle. Come ha fatto l’Anonimo di questa poesia. Perché con la poesia, e con l’amore, “farei parlando innamorar la gente”.

Chi sei, che venisti, coi tuoi passi, da me
nella notte?
Chi sei tu, che solitario frulli, nel mio desiderio?
Abita nella mia selvaggia pace la febbre come
dentro le paludi.
Mia labile strada, sei tu che trascorri o son io?
Che importa? Io so chi sei… chi eri.
Tu sei colui che uccide e che poi muore.
Vedessi, luce piena della luna, per l'ultima volta
la mia pena ... Insomma, tu chi sei?
Uomo che vegli nella stanza illuminata,
chi ti fa vegliare? dolore antico o giovane?
E non hai pietra ove posar la testa.
Il corpo mio d'amore è spento
Il corpo mio d'amore è luce
Lingua di melarancia rosa e cielo, tra labbra accese
d'albe e di tramonti del mio corpo segreto.
Non mi lasciano timore e spavento di veder
tosto a noi rubato
Amor che a nullo amato amar perdona
Chi sei, che venisti, coi lievi tuoi passi,
da me nella notte?


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