Fanciullezza, fanciullezza che mi lasci
dove vai?
Non tornerò più da te, non più ritornerò.
Saffo, vissuta in Grecia tra il VII ed il VI secolo avanti Cristo, fu poeta grande e raffinata. Di lei si hanno poche notizie: ebbe una figlia, a cui dedicò versi bellissimi; cantò l’amore e la giovinezza. Essendo di famiglia aristocratica, godeva di maggiore libertà rispetto a quella concessa alle donne del tempo; nonostante questo, la sua poetica e la sua riflessione sono giocate sul registro dell’interiorità, dell’introspezione. Saffo ascolta la voce del cuore, cerca l’intelligenza d’amore, con versi sublimi:
C'è chi dice sia un esercito di cavalieri,
c'è chi dice sia un esercito di fanti,
c'è chi dice sia una flotta di navi, la cosa più bella
sulla nera terra, io invece dico
che è ciò che si ama.
“Dolce-ridente Saffo coronata di viole”, dice di lei Alceo, altro grande poeta suo contemporaneo e conterraneo.
Ma intrecciate corolle di aneto
ora qualcuno mi circondi il collo,
e dolce olio profumato
mi versi sul petto.
L’aneto, con i suoi fiori gialli, pianta mediterranea, era adoperata per formare ghirlande. È un frammento, ma si può notare la levità del discorso, in cui uno stato d’animo prende figura, con delicata vitalità. È estate: e Alceo ce la racconta così:
[…] Acuta tra le foglie degli alberi
la dolce cicala di sotto le ali
fitto vibra il suo canto, quando
il sole a picco sgretola la terra.
Solo il cardo è in fiore […].
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