venerdì 2 settembre 2011

Salvatore Quasimodo

La lirica che presentiamo oggi è una delle più famose della poesia italiana contemporanea ed esprime un motivo, un tema che assai di frequente ricorre nell’arte contemporanea: la solitudine dell’uomo moderno, per il quale non sembra possa durare a lungo la luce di grandi e perenni ideali, o beni. Da ciò, quindi, lo smarrimento, le tenebre. Ma se l’argomento è comune a parecchi poeti e narratori, quanto mai suggestiva e originale è la formulazione che ne ha dato Salvatore Quasimodo, in una poesia che è diventata paradigmatica della contemporaneità. Il poeta fu insignito del premio Nobel nel 1959, “per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”.


Ognuno sta solo sul cuor della terra
Trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera

Quasimodo fu anche traduttore attento e fine dei lirici greci. Ecco un esempio. Sono liriche di Saffo, immensa poeta.


Come la mela dolce rosseggia sull'alto del ramo,
alta sul ramo più alto: la scordarono i coglitori.
No, certo non la scordarono:
non poterono raggiungerla […]
Come il giacinto, sui monti, i pastori
calpestano con i piedi, e a terra
il fiore purpureo [...]
Eros che fiacca le membra, di nuovo, mi abbatte
dolceamara invincibile fiera […]

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